venerdì 25 gennaio 2008

E.D. Emergenza Democratica

Noi riceviamo e pubblichiamo....anche se in ritardo!!





COMUNICATO STAMPA

DEPOSITATA IN CASSAZIONE LA PROPOSTA DI LEGGE PER DIMEZZARE GLI STIPENDI DEI PARLAMENTARI

IN TUTTA ITALIA PARTE LA RACCOLTA DELLE FIRME

E.D. - Emergenza Democratica, movimento nazionale fondato a Bologna il 30 giugno scorso, ha presentato in Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre una nuova e più equa disciplina delle retribuzioni dei parlamentari.

Ne dà notizia la Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana nr. 264 del 13 novembre 2007 nell’avviso pubblicato a pagina 49.

In sintesi la proposta mira a dimezzare gli attuali stipendi dei Parlamentari, ad abolire l'indennità di fine mandato, il cumulo con altre indennità, stipendi e pensioni, spazzando via i tradizionali privilegi (assistenza sanitaria speciale, trattamento pensionistico agevolato, ecc.) ed adeguando il trattamento a quello dei lavoratori dipendenti.

La struttura operativa di E.D., che fa capo in tutte le regioni italiane a centinaia di militanti e dalla quale sono tenuti fuori, per espressa scelta statutaria, i politici di professione, si appresta perciò a partire con la raccolta di firme nelle piazze di tutto il Paese.

È questo il primo passo per porre in concreto i problemi dei cittadini al centro dell’agenda politica, favorendo così un radicale ricambio della classe dirigente.

Intanto sono allo studio analoghe iniziative, regione per regione, per il dimezzamento delle retribuzioni dei consiglieri regionali.

20 novembre 2007

UFFICIO STAMPA NAZIONALE

Avv. Pasquale G. De Vita



Dalla Costituzione della Repubblica Italiana:

Art. 1 “l’Italia è una Repubblica Democratica …. la sovranità appartiene al Popolo”.

Art. 3 “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale … E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Art. 21 “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

"EMERGENZA DEMOCRATICA" è un movimento "NAZIONALE" fondato a tutela di quei cittadini che, oppressi dallo strapotere delle lobbies, sono giorno dopo giorno penalizzati da una classe politica che non fa nulla per tutelarli.

Valga considerare che dal 2002 ad oggi pensionati e lavoratori dipendenti, per effetto dell’Euro, hanno perso il 30-40% del loro potere d’acquisto, mentre i parlamentari, che sono sempre gli stessi da più legislature, non hanno fermato questa erosione perché erano e sono impegnati a tutelare i loro privilegi, che globalmente costeranno, per l’anno 2008, quasi 4 miliardi di Euro, ossia da 3 a 4 volte la spesa corrispondente negli altri Stati europei.

Nel Movimento di EMERGENZA DEMOCRATICA non ci sono né parlamentari, né politici di professione, ma solo normali cittadini di ogni estrazione sociale.

EMERGENZA DEMOCRATICA non utilizza finanziamenti pubblici, ma i soli fondi raccolti tra gli aderenti con i quali sono state finanziate iniziative per ridurre drasticamente i costi della politica ed eliminare gli sprechi del settore pubblico, dando centralità ai problemi quotidiani dei cittadini e favorendo un radicale ricambio della classe dirigente.

Di tutto ciò abbiamo informato, con numerosi comunicati stampa, i principali organi di informazione nazionale, dando in particolare notizia dell’avvenuto deposito presso la Corte di Cassazione di una proposta di legge d’iniziativa popolare per il dimezzamento degli stipendi dei parlamentari, resa pubblica a pagina 49 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana nr. 264 del 13 novembre 2007.

Nonostante ciò, nessuno ne ha dato notizia.

Per questo denunciamo pubblicamente quel che purtroppo è noto da tempo : l'informazione in Italia è asservita all’oligarchia politica ed economica e rappresenta il principale strumento per impedire ai cittadini di partecipare attivamente e direttamente al dibattito politico necessario in ogni Democrazia.

Facciamo quindi appello al Suo giornale perché pubblichi quello che la Stampa italiana ha colpevolmente omesso di divulgare.

Cordialmente

IL PRESIDENTE NAZIONALE

Carmine Dursi


www.emergenzademocratica.eu

www.emergenzademocratica.blogspot.com









3 commenti:

Anonimo ha detto...

Era ora!

Anonimo ha detto...

DA LA PADANIA ONLINE

Lo strapotere delle banche centrali sui destini dei popoli
Il fantasma del disavanzo pubblico

Si pensa comunemente che le Banche di Emissione siano istituzioni pubbliche che hanno a cuore gli interessi dei cittadini e che non siano quindi a scopo di lucro. In realtà non si tratta affatto di enti statali ma di società private che generano utili colossali col “prestarci” il nostro denaro, contro la consegna di titoli fruttiferi. Sembra un’assurdità, ma è così che si genera il disavanzo dello Stato, quel famigerato debito pubblico che penalizza tutte le azioni di governo e grava sulle spalle dei cittadini.
Ecco come funziona. La banca - oggi la Banca Centrale Europea, una volta la Banca d’Italia - stampa le banconote e iscrive al passivo nel proprio bilancio il loro ammontare, come se fosse una somma di proprietà della Banca e conferita da questa allo Stato. Allo stesso tempo, dal Ministero del Tesoro la Banca incamera titoli di Stato e iscrive il loro ammontare all’attivo del proprio bilancio.
A questo punto tali titoli vengono “piazzati” (leggi: “venduti“) presso le banche e gli istituti di credito che, a loro volta, li vendono ai loro clienti. Con questa operazione, la Banca centrale incassa subito sul mercato le somme che ha “prestato”allo Stato, il quale poi questi stessi titoli li rimborserà alla scadenza.
Dal canto suo lo Stato (contestualmente alla Banca centrale e per la medesima partita) iscrive al passivo nel proprio bilancio le somme che la Banca gli ha “prestato“, quelle banconote che in realtà appartengono ai cittadini e quindi dovrebbero essere iscritte all’attivo del bilancio dello Stato.
Così si attua la mostruosità contabile dell’iscrizione contestuale al passivo, da parte di due contraenti, delle somme relative alla medesima transazione.
E’ con queste operazioni che si produce il debito pubblico, che per effetto dell’erronea iscrizione in bilancio diventa quindi pari al doppio delle somme transate.
Ma come si è potuti arrivare ad accettare e istituzionalizzare una situazione di questo genere?
La storia comincia con l’abbandono del gold standard, quando nessuna moneta ebbe più copertura aurea. Fu in seguito agli accordi di Bretton Woods e dopo la dichiarazione del 15 Agosto 1971 del presidente degli Stati Uniti d’America Richard Nixon, che a Camp David dichiarò che il dollaro, che sino ad allora era stata l’unica valuta convertibile, non sarebbe più stato cambiato col metallo prezioso.
Ma era già dal tempo della fondazione della Banca d’Inghilterra che le banche centrali, le quali battevano moneta per conto degli Stati, avevano cominciato a introdurre progressivamente sui mercati le monete cartacee (il cosiddetto oro - carta) che di fatto non erano più, come si voleva continuare a far credere, “fedi di deposito“, poichè nei forzieri non esisteva più una quantità di oro corrispondente al denaro circolante.
Si era così prodotto il fenomeno che consentiva agli enti di emissione di consegnare agli Stati la carta moneta, come se invece di essere i cassieri degli Stati essi fossero i proprietari della moneta. Fu così che le banche cominciarono a “prestare”non l’oro o un titolo che rappresentava l’oro, ma della carta stampata, conferita a titolo di “prestito”su cui vanno pagati gli interessi.
La moneta cartacea è moneta fiduciaria, il cui valore cioè non deriva da chi la stampa (la Banca Centrale) ma dalla collettività dei cittadini che l’accetta come mezzo di pagamento, poichè prevede di usarla a sua volta come mezzo di pagamento.
È chiaro che così la Banca centrale lucra indebitamente sia l’interesse sia il valore intercorrente fra il valore facciale (o nominale) delle banconote in circolazione ed il costo tipografico che ha sostenuto per produrle.
Si tratta con ogni evidenza di una struttura iniqua e una prassi che penalizza e affama l’intera società. Ogni emissione produce di per sè un indebitamento e di conseguenza genera la paradossale situazione di deflazione del mezzo di scambio. E’ per questo che i vari esecutivi non riescono mai ad escogitare nessuno stratagemma valido per uscire dalla situazione debitoria endemica.
Il “mercato”dimostra con evidenza le conseguenze: Il pesante affaticamento di tutte le attività produttive e la costante rincorsa della spirale salari-prezzi (scarsi e non remunerativi), che contrappone drammaticamente e spesso con esiti tragici le componenti della compagine sociale (conflittualità sociale indotta).
Viviamo così in una situazione di costante stagflazione, dove la perdita di potere d’acquisto è contestuale alla scarsità monetaria, poichè la moneta emessa è sempre più insufficiente per essere resa alla banca centrale aumentata degli interessi che la banca stessa pretende.
Invano si studiano mezzi per favorire le famiglie e aiutare i giovani. Le stesse forme di pagamento dilatorio concesse per l’acquisizione di beni primari come la casa sono fonte di angoscia per via delle scadenze ineludibili. Si scoraggiano così le attività produttive e si impinguano soltanto gli istituiti di credito.
Questa appropriazione indebita, autorizzata dalle leggi dello Stato con un’operazione che si può, a pieno titolo, definire masochistica, incide su tutte le classi sociali e massimamente sulle più deboli ed indifese, producendo fenomeni esecrabili e tragici di usura e di indigenza ai limiti della sopravvivenza. Lo vediamo ogni giorno di più dalla cronaca che pure mostra solo la punta dell’ iceberg. E’ soprattutto questa situazione disperante che induce al suicidio e alimenta la malavita organizzata e non. (Si sa, la fame è cattiva consigliera)
È straordinario che di questa usura macroscopica nessuno parli. Anche quando si riesce ad intavolare l’argomento con persone che, per titoli accademici o per professione, dovrebbero conoscerlo a fondo, si scopre invariabilmente una incredibile ignoranza oppure una ostilità che non oppone ragioni obiettive nè fatti significativi, oppure infine una reticenza e sufficienza sospette e una neppure troppo mascherata intenzione di depistare o troncare l’argomento. Mai ci è capitato che ad argomenti logici stringenti, si rispondesse con obiezioni costruite logicamente o con fatti assodati e validi a controbattere.
Tuttavia a tutto ciò il rimedio esiste ed è un rimedio che risponde a giustizia e a carità. Si tratta di ristabilire il diritto delle collettività attraverso lo Stato, che può (et ergo, debet) raddrizzare la situazione legiferando in modo da riappropriarsi, in nome e per conto della collettività, della sovranità perduta.
Sussistono, per altro, dei precedenti parziali a questo affrancamento. Lo Stato italiano ad esempio alcuni decenni or sono stampava in proprio, attraverso i Poligrafici dello Stato, la carta moneta nella pezzatura da 500 lire. Esse non recavano l’iscrizione “pagabili a vista al portatore“, e infatti non incrementavano il debito pubblico, ma erano iscritte all’attivo nel bilancio dello Stato. Erano biglietti di Stato.
Anche attualmente le monete da 1 euro e da 2 euro, essendo metalliche e non cartacee, non sono sottoposte al signoraggio della Bce, ma costituiscono un attivo per il bilancio dei vari Stati membri della Comunità Europea soggette all’euro.
Inoltre si sono già avute nel mondo alcune micro economie che, stampando da sè la propria moneta, hanno risolto radicalmente i loro problemi economici. Tale è, per esempio, il caso dell’Isola di Guernsey, la maggiore delle Isole Normanne. Dopo le guerre napoleoniche l’Isola versava in condizioni disperate. Oggi invece è la plaga più prospera del Regno Unito, ad onta delle panie frapposte dalla Banca d’Inghilterra, timorosa che il precedente possa far scuola e sottrarle così quanto lucra dall’attuale situazione di signoraggio.
E’ evidente che, data la mole enorme degli interessi in gioco, occorre una preparazione culturale che informi le collettività affinchè prenda coscienza del giogo che grava sulle spalle di tutti.

[Data pubblicazione: 21/01/2006]

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Anonimo ha detto...

Dalla Costituzione della Repubblica Italiana:


Art. 1 “l’Italia è una Repubblica Democratica …. la sovranità appartiene al Popolo”.

Art. 3 “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale … E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Art. 21 “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.


"EMERGENZA DEMOCRATICA"
COSTITUZIONE TRADITA

NON ABBIAMO PIù LA SOVRANITà MONETARIA,NON DECIDIAMO UN BEL NIENTE COL VOTO PERCHE' QUESTO SISTEMA DEI PARTITI IN MANO AD OLIGARCHIE FINANZIARIE E' UNA TRUFFA,COMANDANO LA COMMISSIONE EUROPEA (MEMBRI NON ELETTI),IL WTO(org.mond.commercio),la BANCA MONDIALE, IL FONDO MONETARIO E TANTI ALTRI ORGANI SOVRANAZIONALI PRIVATI CHE GESTISCNO LA VITA DI MILIARDI DI PERSONE.

BISOGNA PRENDERE CONSAPEVOLEZZA DI CERTE COSE PER USCIRE DALLA MELMA NELLA QUALE ABBIAMO PERMESSO AD ALTRI DI CACCIARCI